Da tempo era sotto sperimentazione ma bloccato da tutte le procedure burocratiche che in questi casi bisogna compiere. Ma martedì scorso la FDA (Food and Drug Administration) ha dichiarato che accellererà il processo di approvazione per permettere agli amputati di braccio di provare questa nuova entusiasmante tecnologia che renderà possibile “comandare” il braccio robotico in modo molto simile a come si fa normalmente con un braccio in carne ed ossa. E’ qualcosa in grado di cambiare davvero la vita di una persona.
Non tutti potranno usufrirne. Il braccio bionico funziona captando i segnali cerebrali tramite un chip impiantato in testa e li traduce in segnali per il braccio. Purtroppo però la maggior parte degli amputati perde dopo pochi mesi la connessione neurale col braccio “fantasma”, e quindi potranno avere il privilegio del nuovo braccio presumibilmente solo i nuovi amputati ed alcuni pochi fortunati che non hanno perso questa funzione.
Jesse Sullivan è uno di quest’ultimi. e tra i primi ad aver sperimentato il braccio DARMA
Gli scienziati della Northwestern University, negli Stati Uniti, sono ora alla ricerca di un metodo per recuperare anche gli altri, quelli meno fortunati che hanno perso l’attività neurologica verso il braccio mancante, ad esempio deviando nervi che attualmente sono collegati a muscoli sani e funzionanti.
”Adesso” spiega Todd Kuiken il medico che ha messo a punto la nuova tecnologia “quando Sullivan pensa di stringere un oggetto, subito avviene uno scambio di informazioni tra i nervi delle spalle e i muscoli pettorali. I sensori applicati su queste aree trasmettono gli impulsi alla mano artificiale, attraverso sottilissimi cavi, che compie l’azione voluta”.
Jesse Sullivan ha spiegato come questo braccio gli abbia cambiato la vita, permettendogli movimenti che con le protesi tradizionali non sarebbe mai riuscito a compiere e soprattutto rendendoli molto più naturali.
La sfida è aggiungere sempre nuovi movimenti fino a realizzare un braccio con funzionalità indistinguibili da quelle ‘normali’
Tra le eprsone che stanno sperimentando la nuova protesi c’è anche una donna, Claudia Mitchel ex marine, che ha perso il braccio sinistro in seguito ad una caduta in moto.
In futuro si potrebbe pensare anche a un controllo della mente su altri dispositivi, ad esempio consentendo a persone paralizzate dal collo in giù di controllare la sedia a rotelle o altre tecnoligie a loro utili.
Affascinante vero?
1 comment
Vorrei sapere,come potrei informarmi seriamente per trapiantarmi il braccio bionico.Grazie mille e cordiali saluti.